Ho pulito i vetri

C’è sempre un Prima e un Dopo.
A ogni passo.
Anzi no… a dire il vero a ogni meno di un passo, a ogni respiro, a ogni istante e forse anche meno, a ogni quanto, a ogni quark, a ogni infinitesimale particella di un Dio a caso.

Prima.

Dopo.

E in mezzo c’è la ragnatela della nostra volontà: un groviglio mastodontico e perfettamente sferico di paure, dolori, delusioni, speranze, obiezioni e necessità.
Immobile. Sta là. Da sempre. Così sempre che non sai più quando è successo, quando è cresciuta fino a diventare così… … … così.
Così e basta. Inamovibile. Devastante.

Poi una sera esci dal portone di casa, t’imbatti in un bouquet di rose rosa antico e per l’emozione inciampi, inciampi goffamente su un filo della sfera e il monolite crolla.
No! Non interamente certo, ma ne crolla la perfezione, l’ovvia certezza che le cose vanno in un certo modo e sempre andranno in quel preciso e determinato modo, che nulla cambia, che non esistono alternative, perché…. perché sì.
Perché è così che funziona, perché conosci tanta gente cui è andata male, malissimo, cui va male ancora ora e ci andrà per sempre e sempre è veramente una quantità di tempo molto molto grande! Perché gli umani sono troppo ottusi per migliorarsi, perché siamo imperfetti e peggio oggettivamente incapaci. Perché la storia ce lo insegna, la crudeltà e l’indifferenza di cui siamo detentori sono la cosa più orribile di tutto l’universo, perché ci disinteressiamo al volontariato o al massimo doniamo uno spruzzetto di sangue per poi godere del giorno di ferie regalato, perché diciamo che il voto non ha senso, che manifestare non serve a nulla, perché in fondo ci entusiasmiamo se è stato inaugurato il primo cesso per uomini con fasciatoio in Italia!! Nel 2019.

MA

CHE

VERGOGNA

 

 

Cazzo.

Non possono esistere abbastanza bagni per tutti i possibili generi sessuali.
È talmente ovvio.
Così non ti entusiasmi per quella fila di uomini che faranno fluttuare pannolini sporchi sui propri pupi manco fossimo in un musical.
Non ti entusiasmi proprio più.
Perché c’è quell’amica che te lo ripete sempre che le cose non cambiano, non migliorano, che ciò che è rotto resta rotto e tu… tu… tu sai che sei rotta. Ti sei rotta. In tutti i sensi.
Perché è più facile così. Più facile convincersene.

Poi però punzecchi un filo e all’improvviso c’è un Dopo.
E tutto assume nuovo senso.

E tu… tu… tu avevi scordato com’è preparare una pozione e crederci. Almeno un po’.

Come le mie finestre.
Da un anno i vetri hanno vissuto grandi esperienze: intemperie, venti caldi, truciolato sparato come con aria compressa per casa la volta in cui decisi di piallare la porta, incenso, peli di gatto, peli di gatto bruciati perché ho una gatta babba, fumi della cucina, stucco cartavetrato, polvere di cemento e chissà cos’altro.
Be’. Oggi ho voluto azzardare.
Ho pulito i vetri.
Questa faccenda mi manda matta.

Pulire i vetri è la cosa più complessa al mondo! Seconda solo a taglio e posa del battiscopa. Sembra banale maaa… gli aloni, i maledetti aloni! Passi carta con alcool e pare vadano via ma se ne forma uno nuovo in un punto a caso, è una specie di danza, togli di qua e compare di là, un tip tap d’ombre che avrà la vinta su di te a prescindere da quanto olio di gomito userai.
Tu hai già perso.
Però… tra Prima e Dopo c’è una grande differenza.

E in mezzo ci sono io su una scala mentre ripenso a mia madre.
Che mi diceva: “Non toccare i vetri! Lasci tutte le impronte”.
Ma a me sul vetro piaceva poggiarci il naso.
E poi soffiare per appannarlo.
Povera Mamma.
🙂

 

Certo, serve una forte motivazione per darsi a questa attività di sabato pomeriggio.
Ma ognuno dovrebbe pulire i propri vetri ogni tanto, una volta l’anno va benissimo.
Non importa per chi li puliate, ciò che conta è che qualsiasi cosa accada loro resteranno puliti. Anche così il mondo cambierà: perché lo vedrete meglio attraverso i vetri lindi.
Almeno per un po’.

E senza i consigli casalinghi di mia Sorella non ce l’avrei mai fatta ❤
(“se c’è la merda sui vetri NON PUOI usare uno spray, ma poi… che spray è?”)

2 pensieri riguardo “Ho pulito i vetri

  1. Era da prima di Lucca che non facevo un salto qui. Mi sono rimessa in pari.

    Grazie, Vanadia.

    È un periodo in cui le cose vanno male, male davvero, e peggioreranno di sicuro. Sento la terra che già frana sotto i piedi, e la situazione è tale che sfracellarsi non fa più così paura, perché se non altro smetterò di cadere.

    Cosa c’entra questo coi post che ho letto stasera? Poco e niente. Però hai scritto delle belle cose e alcune frasi, seppure al momento sia troppo presa dai miei problemi per assorbirle a fondo, mi hanno colpita.
    Sto salvandole, così da poterle rileggere quando la mia testa sarà un terreno un po’ più fertile.

    Intanto cado, perché non posso contrastare la gravità, ma i tuoi scritti mi fanno sperare che, sul fondo, ci sia un tappeto elastico.

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  2. Una delle leggi di Murphy afferma: “Quando pensi di aver toccato il fondo, c’è sempre un doppio fondo”.
    A me ‘sta frase ha sempre rincuorato… perché significa che il fondo non è reale, non esiste, è una proiezione.
    Più semplicemente: il fondo è nelle nostre mani, possiamo disporne. Esistiamo solo noi e le nostre emozioni, con i periodi buoni e quelli in cui dobbiamo ricaricarci. Io non so come si emerga da quei periodi, ognuno lo fa a suo modo, c’è chi si chiude a riccio (io) e necessita di silenzio assoluto e distacco da tutto/tutti, c’è chi la prende di petto e si dedica alla vita bohémienne, chi punta all’autodistruzione e chi alla spa. Ciò che conta è uscirne.
    E se ne può uscire. Questo lo so per certo.

    Prova a pensare ai periodi peggiori del passato, quando tutto era troppo e tu troppo piccola per affrontarlo, eppure lo hai fatto e magari anche bene. Prova a pensare che il peggio sia passato… e che questo è solo “un” peggio. Uno tra tanti.
    Ma che finirà ❤

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