(ovvero: “dangerous“)
PREMESSA NECESSARIA: in tanti mi stanno contattando chiedendomi quando mi sia capitato questo o quell’altro evento narrato… ok, lo ribadisco chiaramente, questi Racconti di Quarantena non sono autobiografici, bensì biografici con aaaaampi voli pindarici narrativi. A volte una storia è il risultato di storie differenti, da me miscelate alla bell’e meglio 😀
Tranne la seguente.
Ecco.
Quella che segue è una storia vera, ho prima fatto una chiamata per farmi dare il permesso di parlarne, la risposta è stata “Vaffanculo Van“. Lo prendo per un sì.
Con qualche libertà narrativa qua e là 🙂
Da qui il brano musicale scelto come intro.
Correva uno splendido pomeriggio, quel giorno rientravo prima dal lavoro e potevo godere della bellezza infinita di mia figlia: una piccola e riccioluta bimba appena 2enne e mezzo. Sapevo di esser già molto fortunata a poter ritagliarmi qualche ora pomeridiana con lei, perché tante altre mamme non riescono a vedere i propri mocciosi prima delle 19 di sera. Uno strazio. Oggettivamente, un cuore a pezzi.
Poi, improvvisamente, la quarantena!
Oh… all’inizio è formidabile, per una settimana circa non ho avuto direttive esatte dai miei capi, così potevo permettermi di cazzeggiare con la mia splendida bimba, godere delle sue domande e risate, sperimentare laboratori creativi e giocare fino a tardi.
Tardi.
Sempre. Più. Tardi.
Mia figlia ha smesso di dormire.
Nella notte i suoi occhioni blu mi appaiono come fari accecanti di un interrogatorio del KGB, lei sa… in qualche modo lei ha percepito che le scuole rimarranno chiuse per un po’… Un. Bel. Po’.
E mi fissa. Ci fissa.
Io e mio marito siamo molto preoccupati.
Crediamo stia tramando qualcosa, a volte noto che mentre guarda i cartoni al mio computer in realtà digita qualcosa… ma non faccio in tempo ad andare a controllare che stranamente ogni altra finestra è chiusa, Masha e Orso a parte.
Che i bambini in età prescolare gestiscano sette internazionali di coordinamento e aggiornamento sulla professione genitoriale? Inizio a credere di sì.
Loro ci capiscono.
Ci controllano.
Fissano.
Sanno.
Ogni tanto quando mi volto improvvisamente me la trovo dietro la schiena! Ma non l’ho sentita arrivare!! È scaltra. Mi osserva.
Questa situazione stava diventando ingestibile…. io avevo crisi di ansia e a mio marito cascavano ciocche di capelli sempre più copiose. A volte mia figlia ci svegliava nel sonno suonando strumenti da me – scioccamente – creati per farla giocare un po’…
Qualche settimana fa, invece, mia figlia mi ha indicato il monitor del portatile.
O almeno io credo sia andata così. Sono un po’ confusa…
Fatto sta che in un batter d’occhio mi sono trovata a programmare con un ex compagno di scuola un progetto di creazione mascherine per bambini, ricamate su stoffa, riutilizzabili fino a 30 volte.
Siamo appena usciti in commercio.
Ne abbiamo vendute già 2.500, ma questo “prima”… cioè prima che i giornali iniziassero a intervistarmi e le Tv mi chiedessero di intervenire nel loro palinsesto.
Oggi non so a quanto siamo giunti.
Però la voce gira, a volte mi chiama una vecchina per chiedermi come acquistare 2 mascherine per le sue nipoti, mi tiene 40 minuti al telefono e in quei momenti mia figlia non mi fissa… gioca, serena.