Correva l’anno non ricordo, ma ero giovane, molto giovane, quando mi imbattei in un cesso.
Così. Un cesso intonso per strada e pensai che prelevarlo per piazzarlo nottetempo nel giardino di casa mia fosse un’idea GENIALE per uno scherzetto a mia madre.
Come fosse una bella giara.
Be’, madre non la prese affatto bene, immaginando che dei maniaci si fossero introdotti con il calar della notte nella nostra proprietà per piazzare quel… bho, avvertimento, forse.
Capii che ero stata una deficiente…
Il cesso è un po’ la metafora di molte realtà.
Sai quando ti chiedono “Come va?” e tu rispondi “Tutto ok”, ma invece no… no per nulla!
Va di merda.
I ricordi di solo un anno fa paiono lontani eoni. Figuriamoci quelli prima…
Era il 2016 o 2017, non ricordo.
Be’, correva il mio primo Cartoomics Milano, questo lo ricordo benissimo, io ero spaventata, emozionata, stressata, fiduciosa. Era la fiera per me più prestigiosa dopo Lucca Comics, nella quale non ero ancora stata. Meglio. Meglio partire dalla propria città!
Avevo assemblato il mio portfolio.
Prima fiera.
Tenevo il manuale di anatomia umana nascosto sotto il banchetto, poi un lui mi chiese il disegno di “una fenice, vista dal basso, così me la tatuo grande sulla schiena”.
Certo.
E che ci vuole?!?
Sudore freddo. Andiamo di fottuta fenice.
Nel frattempo i cosplayer Ghostbusters di Milano mi portavano da bere. Addio.
La fenice fu.
Lui felice fu.
Io sollevata fui.
A quel punto mi prelevarono il mio ex e un caro amico, prelevarono me e il mio primo portoflio, per spingermi calci in culo – quasi letteralmente – verso il mio primo stand: “Fagli vedere i tuoi lavori!”.
“NO!!”
“SI'”
“MERDA!”
“VAI”
“OK”
Fu terribile, fu rincuorante, fu bello.
Peccato che loro facessero fumetti e non illustrazione…
Ma ormai m’ero presa bene e daje e daje di banchetto in banchetto arrivai da Lei.
* chiedo venia, è un lungo articolo *
Lei biascicava un po’, guardò i miei disegni “Ti va di fare la copertina del nuovo Mitologika?” mi chiese. Ero stordita ed emozionata, mentre mi allontanavo dal suo ricco stand il mio ex chiese: “Ma è ubriaca?!?”.
No. Scemo… si chiama Atassia di Friedreich.
Cercai un po’ online, mi informai, mi domandai.
Poi stop.
Fu così che conobbi Alessia Mainardi. Da allora sono passati anni e confidenze, shampi nel lavandino degli alberghi dove soggiornavamo prima di una fiera, carrozzina spinta su tra i ciottoli dei paesini medievali dove si tenevano le fiere, birrette in pausa (“Vanadia!! Quanto avete bevuto tu e Alessia?!?”), confidenze tra le dediche sugli albi venduti e prenotazioni in ristoranti con accessi facilitati.
E poi, l’anno scorso, accadde.
Alessia doveva pisciare.
Proprio a Lucca Comics.
Nulla di più naturale.
L’amica del cuore si era dovuta allontanare, così venni scelta io.
PA-NI-CO.
A parte che non ho mai capito perché le donne piscino in gruppo, a parte che vivo una profonda dicotomia tra le confidenza femminili e ciò che poi attuo con gli uomini (ebbene sì), a parte che mi sentivo super-impacciata-carrozzella, a parte che nel portarla al cesso l’ho fatta sbattere contro il rollup della casa editrice con cui condivevamo lo showroom, a parte tutto ciò.
A parte.
Lei aveva SCELTO ME.
E se siete in grado di leggere finora ve lo racconto…
Esiste un’arte del chiedere, che non è affatto scontata, che necessita di profondo spirito d’iniziativa, e poi c’è l’altre dell’esser scelti… come quando il capo ti rifila un ruolo importante in azienda – dal quale non buscherai altro che una pacca sulle spalle – o come quando al ballo della scuola il tipo ti viene incontro – per scordarti l’indomani mattina – o come quando il bambino che piange in classe ti prende per mano.
Ecco.
TU, sì, proprio TU, sei stata scelta.
PA-NI-CO.
Alessia mi scelse per pisciare.
Ero a disagio perché temevo di non adempiere bene il mio ruolo, di risultare fuori luogo o fastidiosa.
Dovetti far ricorso a tante cose: gli anni di studi filosofici a Palermo, l’empatia raccolta con amici vicini e lontani, un po’ di ironia.
Alla fine pisciammo.
Ecco, io non so se a voi è mai capitato di esser stati scelti.
Credo sia una delle esperienze più importanti della mia vita.
Lei mi stava dando FIDUCIA e io mi ARRICCHIVO.
Ed ero improvvisamente speciale.
Meritavo fiducia. La sua.
A oggi Alessia è una delle persone che più stimo, che ha messo su con cieca caparbietà la collana Mitologika, nella quale ho sempre un posticino, nonostante io sia sempre in ritardo con le tavole.
A volte mi fa paura Alessia, il suo dirigere i lavori da una sedia a rotelle, il suo manifestarsi nelle proprie debolezze, la sua cieca ostinazione nel perpetuare ciò in cui crede.
Alessia è riuscita a portare avanti ciò in cui gli altri falliscono: un collettivo.
Lei, così diversa e pazzesca.
Alessia è una poetessa.
Alessia è troppo figa.
Amen.
