Rubrica #ceraunavoltaunapatata
By Debbie Harry
Mi sta per venire il ciclo. È riconosciuto e lecito che in queste sere io mi droghi di carboidrati.
Credo che se non ci fosse una pandemia a tenerli impegnati, gli esperti dell’OMS lo prescriverebbero:
PMS = carboidrato selvaggio

E il mio tristissimo guilty pleasure delle serate d’autunno sul divano sono i biscotti del Mulino Bianco inzuppati nella camomilla. Biscotti semi-integrali, senza olio di palma e in una confezione finalmente riciclabile ma rigorosamente commerciali. Inzuppati nella camomilla fatta con la bustina, non corretta da miele, latte o sambuca.
Voce nella mia testa: ah, brava Debbie, sputtaniamoci così al secondo post! La rocker coi biscotti del Mulino…vuoi anche dire al tuo pubblico che indossi calzettoni bianchi sopra i leggings?
Perché per quanto tu ami mangiare sei comunque una donna e alla linea, sotto sotto, ci devi tenere… mica ti puoi sfondare di cibo e alcol quando ti pare e piace. Non si addice.
Nel Mulino che vorresti rimarresti magra forever. Nel Mulino reale no. Ogni biscotto sono 12 grammi di zuccheri e grassi che si annidano su di te. Tu non lo sai, ma LUI li ha contati.
Se ne sta lì, un po’ sulla spalliera del divano, sotto le coperte o dietro uno schermo. A lui nonglienefregaunficosecco che non ci sia nutella su quei biscotti. Che siano di farina integrale macinata a pietra (che poi, che vuol dire? Dovrebbero essere più salutari?). Che a cena hai mangiato riso integrale e verdure e non tocchi alcol da 36 ore.
Lui quando meno te l’aspetti arriva. A volte manda una notifica sui social, a volte fa ritardo, ma arriva.
È un po’ come la nostra morale cattolica recondita che non ci abbandona mai, anche quando all’università abbiamo fatto voto di agnosticismo. Anche dopo essere andata al pastezzo di un amico a sfondarci di pasta all you can eat.

La COLPA è lì. È in noi, e non ci abbandona.
E qual è la sottile linea tra ciò che è lecito e ciò che non è lecito fare?
Il lockdown questa linea l’ha distorta. La pandemia l’ha resa labile. Cose che ci sembravano normali non lo sono più. E questa seconda ondata ha travolto di nuovo le poche certezze che avevamo. E tra poche ore anche le certezze rimaste non ci saranno più, saremo tutti divisi in base al colore, schiavi di limiti territoriali imposti in base alla gradazione.
Le nostre vite in mano a quest’uomo, il Presidente dal pugno più sexy che abbiamo mai avuto.
Ah, brava Debbie, dichiara pure ai lettori di essere una Bimba di Conte! La tua credibilità su queste pagine vacilla sempre più!
Colui che con un solo decreto può cambiare le nostre vite. Colui che col suo sguardo sornione e il suo sorriso celato dietro la mascherina meglio rappresenta il mio Senso di Colpa. Colui che sembra sempre dirci “io vi osservo”, quando con quella voce roca dice…

È consentito
Vedere gli amici a un metro di distanza.
Andare in bici senza mascherina.
Si può fare vero? È un’attività un po’ motoria e un po’ sportiva, dai.
Fare le cene a casa ma con un massimo di sei persone.
Che poi sono sei invitati o sei commensali? Va beh ma tanto non ho più di sei sedie a casa…
E poi il gioc… ehm, il DPCM si fa sempre più duro.
È fortemente raccomandato…
Ma cosa vuol dire Giuseppi? Si può o non si può???
Non uscire.
E il Senso di Colpa assopito si ringalluzzisce.
Ma mica ho violato il coprifuoco!
Non prendere i mezzi pubblici.
Ma io stavo andando al lavoro!
E il Senso di Colpa ti guarda negli occhi, attraverso lo schermo di una TV o una diretta Facebook.
Evitare persone che non facciano parte del nucleo familiare.
…
E lui sta lì, ti guarda. Fa una pausa tra un punto del DPCM e l’altro.
Sì, è vero! Ho visto amici a cena! Ma eravamo in quattro, il DPCM dice che al ristorante si può stare in quattro a tavola.
E lui aspetta. Perché lo sa che c’è dell’altro.
Ok, va bene! Ne ho abbracciato uno.
…
Ma non una pacca sulla spalla.
Un abbraccio vero. Stretti l’una all’altro.
Con le braccia che stringono la schiena e si fanno quasi i grattini.
E la faccia nascosta nell’incavo del suo petto.
Un abbraccio vero.
A meno di un metro di distanza.
Ahahahhaah. Sorride lui.
Ho toccato una persona per il puro desiderio di avere affetto e contatto fisico. Senza altri fini.
Nel mezzo di una pandemia. Cosa posso dire a mia discolpa?
Nulla, ho sbagliato, ho fatto una cazzata. Lo riconosco. Va bene???
… non lo farò più, lo giuro.
È il Senso di Colpa che ride, si crogiola del tuo logorarti. Ha vinto lui. Sa che con il prossimo decreto ti avrà in pugno.
Ma voi sapete cosa vuol dire vivere il 2020 abitando soli? Non avendo un compagno, un coinquilino, un congiunto?
Non toccare anima viva per mesi? E pensare a un nuovo inverno, a un nuovo lockdown che no, non sarà soft sul modello tedesco, per nulla.
Eppure chi avrebbe mai detto che per una cosa così normale come un abbraccio ci saremmo sentiti in colpa? Che l’assenza di contatti ci avrebbe portato a questo.
Che ogni volta che la nostra mano sfiora quella di un altro ci sentiamo marchiati a fuoco, e sentiamo il bisogno di purificarci con l’acqua sant… l’amuchina.
Ritorneremo mai a essere normali? A vivere la vita, i contatti gli assembramenti senza pensieri?
Non lo so. Nel frattempo, però, ho fino al 3 dicembre per smaltire i biscotti.
Qualche anno fa, durante il periodo più buio dell’esplosione dell’AIDS (che se ne fotteva che tu fossi omo o etero o zoo o alieno) c’era stato un boom di nuovi donatori AVIS maschi e femmine (poi regredito) che, forti dell’attestato di avvenuta donazione corredato di referto, ti lanciavano sguardi ammalianti che sottintendevano: “io sono un divertimento sicuro e garantito”
Bene, adesso lo faremo col tampone. Un tampone dall’esito bello fresco e negativo.
“Eccomi, mi sono appena tamponato: fammi tuo!… Ah no, aspetta… e il tuo tampone?”
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2020. Sulle app di dating si trovano profili che indicano la “presenza di anticorpi Covid-19”.
Eccolo qua il modo per dirti: “Fammi tuo, finché tampone non ci separi!”
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