Sono entrata in libreria.
Fabio mi ha guardata con gli occhi di chi annusa il pericolo e ha chiarito: “Tra 5 minuti chiudo”.
“Ok, Fabio”, ho diplomaticamente acconsentito io: “non trovo un libro valido da 5 anni”.
La Città dei Ladri di David Benioff è ciò che mi serviva, che quando vai a letto pensi ai personaggi e alle loro emozioni, a ciò che non dicono, che se nel libro nevica e tu stai leggendo per strada senti un improvviso gelido freddo. Finalmente.
È stato come provare un orgasmo dopo 1.825 giorni.
Oggi [N.d.R. questo articolo è stato scritto in prima bozza il 21.12.2020] stavo per telefonare a Fabio, perché ho 20 giorni di ferie tutti per me… libera e felice, sola in casa. Io.
Stupida sciocca che ha scelto di non rincasare per le strasantissime festività.
Come se questo possa salvare il mondo, o almeno anche solo una formichina su questa terra.
Fabio mi ha detto che ogni scrittore narra di ciò che vive ed è un periodo sterile.
Peccato… perché pensavo di sfruttare le mie splendide ferie forzate per scrivere il famoso libro nel cassetto, quello con 121 incipit e nessuna conclusione, quello illustrato ma senza disegni.
Ma è un periodo proprio sterile.
Anche qui non scrivo da oltre un mese.
Fanculo.
È così sterile che ho tanta paura. Ci mancava la variante inglese.
È così sterile che mi è venuto da piangere davanti ai panettoni del supermercato.
Così sterile che poi sono davvero scoppiata a piangere, ma alle poste. Ridicola.
Io che non ho mai fatto pace tra ciò che va esternato e l’armatura da indossare.
Io ho deciso che questo natale sarà TANTISSIMO natale.
Fanculo (2)!
Non credevo che gli umani mi sarebbero mancati così tanto. Loro.
Alla fine Fabio non l’ho chiamato.
Preferisco tra noi sia finita così.
—
Oggi è il 31.12.2020
E questa bozza vedrà la luce.
È ancora un periodo sterile… ma meno di quanto credessi.
Credo che stanotte il mondo intero vivrà il capodanno più sentito di sempre, o almeno degli ultimi 40 anni. I miei 40 anni. Un addio in cui credere fortissimo. Una speranza che sa di vaccino. E un’umanità che è sempre la stessa storia di merda di sempre.
Ma forse qua e là qualcosa di bello c’è stato.
Per me il bello è stato avere 2 ospiti per 4 giorni, che grazie al DPCM si sono letteralmente trasferite da me, con tanto di proiettore al seguito, dal 24 al 27. Ed è stato subito università!
Per me il bello è stato ricevere un regalo inaspettato ed emozionante il 24 mattina, precipitarmi fuori dalla doccia e aprire in accappatoio al corriere molto carino.
Per me il bello è stato sperare sperare e sperare forte che il mio pacco per la famiglia arrivasse in tempo in Sicilia, sperare così forte che il 24 pomeriggio è stato consegnato!
Per me il bello è stato il citofono che strilla: “So’ Babbo Natale, famme salì che devo piscià!”. E trascorrere il 27 sera con il mio migliore bellissimo amico ❤
Per me il bello è stato la neve, una live artistica, la vicina e ogni quasi invisibile dettaglio.
Per me il bello è non crescere troppo.
Per questo ho anche appeso il vischio in casa: ieri ho messo il rossetto e ho baciato la gatta.
Sì… è proprio un periodo sterile, non ho scritto il mio libro e non ho ancora finito di leggere La Città dei Ladri (scusa Fabio).
Ma non mi sono annoiata un attimo.
Addio 2020, grazie per avermi fatto capire che è inutile menarsela con i blocchi esistenziali ed è meglio abbracciare, correre e baciare forte quando se ne ha la possibilità.
Senza sterilità emotiva.
E stasera si replica!!





























