tu-tu-tù tu tu-tu-tu-tù tu-tu-tu-tù…
Non scrivo dal 5 maggio.
Nonna è morta il 4 maggio.
Probabilmente non scrivo perché non c’è frase nell’universo linguistico che potrei concepire senza chiedermi: “Nonna apprezzerebbe?”. E non so manco se c’è un universo oltre-linguistico.
In fondo non ci siamo evoluti come possessori di pollice opponibile, ma come detentori di organo fonetico che ci distingue dalle lenticchie (semi cit.).
Probabilmente non ho scritto perché lei mi manca troppo.
Probabilmente tutto ciò non ha alcun senso.
Eppure.
Dicono che più ci avviciniamo alla morte e più ci avviciniamo a Dio o a chi per lui.
Nonna no. Nonna più invecchiava e più metteva in dubbio tutta una serie di crismi e principi.
Se Nonna fosse nata nel 2030, in un mondo che o sta suicidandosi cause ecologiche o ha trovato la quadra per tirare avanti, un mondo in cui le differenze di genere sono ormai ridicole anticaglie, be’… Nonna avrebbe vinto plausibilmente il Nobel per l’evoluzione.
tu-tu-tù tu tu-tu-tu-tù tu-tu-tu-tù…
1929. Anno di nascita.
Un po’ le ha vinte le sue battaglie, a bocca chiusa, con determinazione, in sordina, con decoro.
Nonna, a proposito, hai notato che al funerale avevo un vestito elegante? Niente scarponi, niente vestiti strappati o macchiati, niente robbbbbe che non ti sarebbero piaciute.
C’ho provato. Per te ❤
E qualcuno m’ha abbracciata fuori dalla chiesa, da dietro, senza confidenza, senza me l’aspettassi.
Sono i tuoi granelli nel mondo, minuscoli atomi che mi dicono: “M’hai fatto piangere”.
E non era mia intenzione.
Ma c’eri tu.
tu-tu-tù tu tu-tu-tu-tù tu-tu-tu-tù…
Ecco, ora, io credo che se Nonna fosse nata nel 2030, plausibilmente entro il 2040 v’avrebbe già mandati tutti affanculo. E questo credo sia il più immenso insegnamento mi abbia potuto passare.
Certo, non in questi termini.
Naaaa… Nonna non aveva molto da condividere con Andrea Appino.
Ma solo nel modo. Perché il concetto c’era.
Quando mi ha raccontato che se qualcosa si vuole davvero la si ricerca.
Con fermezza.
E la si ottiene. O almeno ci si prova.
Perdio.
Nonna e Nonno si sono sposati in barba ai nati vincenti e al navigatore.
La prova finale dell’uomo che muore.
tu-tu-tù tu tu-tu-tu-tù tu-tu-tu-tù…
E quando “le cose stanno così” io non riesco a non indicarle, a mo’ di sbirro sul luogo del reato.
Quando “le cose stanno così” non posso esimermi dal dichiarare (pubblicamente) che il re è nudo.
E poi… be’… e poi, da brava sognatrice, spero che arrivi qualcuno a destabilizzare me e le mie opinioni, o meglio a farle lievitare, qualcuno che ne sappia più di me.
Ce n’è pieno il mondo.
Qualcuno che possa utilizzare i suoi vasi comunicati sociali per riempire i miei dubbi ancestrali.
Questo non capita facilmente.
Ma a volte capita.
Spesso sono gli Amici.
Amici che criticano, ispirano, guidano nella ricerca del pensiero.
Amici con cui scontrarsi. E amarsi.
A a volte… be’, a volte capita. Ma a volte mi capita di imbattermi in colleghi che cercano di spiegarmi cose di un’inutilità incommensurabile. Si chiama mansplaining.
Loro mi dicono: “No Vanadia, ti spiego”. Capita. Mi è capitato e capita spesso.
E taccio.
Ora… Nonna, tu che faresti? Probabilmente volteresti lo sguardo altrove.
Io ho fatto così.
Probabilmente sentiresti su di te l’assurdità di concetti elargiti fuori luogo.
Ma mettiamo il caso fossimo nel 2040… o forse no, mettiamo il caso che fossimo nel settembre 2021.
Forse siamo responsabili di un silenzio.
E quindi?
Mansplainingatemi la vulva!
Ve lo direbbe anche Nonna, nel 2040.
Con più decoro ed eleganza di me. Questo ok.
Ma con le idee chiare. Molto chiare!
Imparo questo dopo mesi di silenzio. Porto a casa. E respiro.
tu-tu-tù tu tu-tu-tu-tù tu-tu-tu-tù…
tu-tu-tù tu tu-tu-tu-tù tu-tu-tu-tù…
tu-tu-tù tu tu-tu-tu-tù tu-tu-tu-tù…