Domattina preparo la borsa

Ci ho pensato l’altro giorno: vedi che storia una storia in cui uno esce di casa e per magia… puff! Inizia a dire la verità!
Tutta.
La.
Verità.

Che ridere. Sarebbe la descrizione di un giorno esclusivamente sfanculizzante.
Io, dicessi tutta.la.verità manderei al diavolo chiunque nell’arco di una sola giornata. Forse mezza.
Certo manderei affanculo alla grandissima le istituzioni! Oh, su quelle mi sbizzarrirei, creando nuove espressioni linguistiche e schemi cognitivi che De Saussure scansate proprio!
Oggi, poi, sarebbe stato un giorno perfetto per sperimentare questi nuovi traguardi del linguaggio umano…

Invece no. Non l’ho fatto.
Sono andata a lavoro. Ho fatto lezione. Mi sono confrontata con le colleghe. Ho riconsegnato i libri in biblioteca. Organizzato un’attività extrascolastica per domani. Sono rincasata. Ho cucinato. Dato pappa ai mici. Ho compilato fino a oltre le 23.30 il mio bel Bilancio Iniziale delle Competenze per superare questo anno di prova, rispondendo a mille mila domande che secondo il MIUR mi bastavano 3 ore ma si sa che il MIUR si fa di funghetti. Poi ho parlato e ho riflettuto. Ho fatto la brava. Che brava!
Poi ho preso a ripetermi quella parte in mente. Quella di cui tutti parlano. Cioè… quella estrapolata dalla serie di cui tutti parlano. Quella che… bho, dai, forse ci penso solo io. Non so.


– E quindi niente, rimaneva ‘sto rapporto dilatato che se scrivevamo ma nun se parlavamo, stavamo sempre a seminà ma nun raccoglievamo mai.

– Tanto se una cosa deve succede, succede. Tutta ‘sta fretta de fa succede le cose ce l’ha messa er capitalismo! E infatti poi c’ha dato la cocaina per ‘sta al passo.

– Allora noi andavamo lenti, perché pensavamo che la vita funzionasse così: che bastava strappare lungo i bordi, piano piano, seguire la linea tratteggiata di ciò cui eravamo destinati. E tutto avrebbe preso la forma che doveva avere. Perché c’avevamo 17 anni e tutto er tempo del mondo. Come Achille e la tartaruga…


– Ao. Guarda che mica hanno scopato Achille e la tartaruga, eh. Lui s’è messo con Marika de Cinecittà e lei co’ n’altra tartaruga de Villa Ada. To’ volevo dì, eh.

– Chissà se c’hanno mai avuto rimpianti ‘sti altri due deficenti.



Vabbe’, a me pare tutto ok, no?
Sono le 2.59, domattina lavoro, poi biblioteca per l’attività extra, che magari mi faccio una doccia prima di uscir da casa che feto proprio e c’è il bibliotecario carino, poi rincaso, poi c’ho la casa ‘na merda, poi da qualche parte faccio il bagaglio, poi dovrei avviare la lavatrice, poi vado in montagna, dai. Devo solo tipo fare tutto e sistemare casa, appendere quelle merde di ghirlande natalizie, e poi se tutto va bene domenica torno che sono relativamente lucida, l’indomani torno a lavoro, poi faccio lezione online di disegno, butto la spazza, poi… ah, sì, poi arrivano madre e zia, poi c’ho n’altra call serale. E poi mando tutti affanculo.
Stavolta lo faccio.
È tutto giusto.

Oppure io faccio Achille dai, che c’ha sempre da fare, da andare, da correre, che c’ha un dettaglio che se glielo sfiori crolla tutto… Io sono così.
Mando affanculo, ma non mi devi sfiorare. Perché sennò piango.
Comunque Achille era borderline. La tartaruga istrionica.

La verità è che non abbiamo tutto ‘sto tempo, per esser felici intendo. Non c’abbiamo 17 anni. C’abbiamo il fiato corto.
C’abbiamo che ci siamo inventati le cazzate. C’abbiamo che vogliamo ancora davvero bene.
Se ti capita un allineamento sferico dionisiaco che fa sì che… bho. Ma che cazzo c’aspetti a fare?

È talmente banale.

È tutto giusto il mio disgusto.

Comunque Achille e la tartaruga non hanno scopato.
Vabbe’, domattina preparo la borsa.




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