Appena sveglia mi sono augurata di non ricevere auguri. E scusatemi tanto la cacofonia, ma alla cacofonia non ci pensi se già alle 8 del mattino ti girano le balle, soprattutto se manco dovresti pensare a queste espressioni linguistiche fallocentriche. Eppure…
Qualche augurio è arrivato comunque, ma solo un paio e non da viscidoni.
Viscidoni, sì. Quelli che “la donna giustamente ha pure lei i suoi diritti” come se bisognasse rimarcarlo. Ma già questo è un concetto troppo oltre per certe menti atrofizzate dall’educazione sociale ricevuta.
Quindi sono sopravvissuta piuttosto bene agli auguri, pensando lungo il percorso verso la scuola a come spiegare questa giornata ai miei bambini. Mi sentivo arrabbiata, offesa, disgustata.
Sì, capita l’8 marzo.
Camminavo lentamente e in anticipo, riflettendo sulle parole giuste da usare.
Si sa, noi maestre siamo continuamente a rischio denuncia se diciamo una parola di troppo, se godiamo, se protestiamo, se campiamo insomma. Perché, si sa, le maestre sono un’appendice della maternità, sono angeli del focolare, non donne dai capelli rasati che professano l’amore libero. Si sa. Insomma, sono femmine. Mammifere.
Entro in classe risoluta, pronta, audace e… e niente, i bimbi mi avevano portato un mazzetto di mimose.
SBRAM! Che Baricco e il tuo chiodo con il quadro scansateve proprio.
Ho virato sui compiti di grammatica. Per ore, chiedendomi cosa fosse giusto fare e dire, cosa avesse più senso, se proteggere la loro ingenuità o la scoperta delle brutture umane, mi sono torturata. Alla fine ci ho provato.
– Bene bimbi, perché oggi è la festa della donna?
– Perché le donne sono importanti.
– Alcune persone pensano che le donne sono meno importanti degli uomini però.
– Ma maestra! Le donne sono più importanti!
– E perché?
– Perché le femmine fanno i figli.
– Conosci femmine che non hanno figli?
– Bho… sì… mia zia, la mia vicina… Tu!
– E io sono importante?
– Sì…
– Mh.
Ok. Partiamo dall’inizio.
Ho raccontato cose che voi tutti sapete già. Delle prime proteste, delle uova e della frutta marcia, degli arresti, dello sciopero della fame, dell’alimentazione forzata e di chi poi osservava quelle foto… foto di donne carcerate, sporche, ridicolizzate. Ho raccontato di come alcune persone guardando le foto sui giornali ridevano delle loro vicine di casa, di quelle povere matte. Tutte cose che voi sicuramente conoscete già.
Ho raccontato di come altre persone guardando quelle foto, invece, si sentivano tristi.
Ma ho raccontato soprattutto di come altre persone ancora guardando quelle stesse foto si sono arrabbiate. E poi altre persone si sono arrabbiate ancora di più e tutti insieme sono andati a scioperare (seeee, i miei studenti a 7 anni sanno perfettamente cos’è uno sciopero. Ne abbiamo fatto uno l’anno scorso. Tsè!) e poi sono arrivati altri a scioperare e alla fine erano così tanti ma così tanti, tutti insieme e tutti arrabbiati, che la polizia non poteva più arrestarli ed è così, senza armi, che le donne hanno vinto e hanno iniziato ad andare a scuola, a fare i compiti a casa (!!!), a lavorare e soprattutto a GUADAGNARE.
Quando leggo un libro ai miei bambini i loro occhi sono immobili su di me, so che sono catturati dalla narrazione.
Oggi i loro occhi invece erano irrequieti, si indignavano man mano che il mio racconto procedeva, si stupivano, si rattristavano. Quando la storia è finita e le donne hanno vinto è partito un applauso spontaneo.
E poi le domande. Terribili domande.
Maestra, ma la polizia è cattiva?
No… ma fa ciò che gli viene ordinato di fare.
Maestra, ma i maschi sono cattivi?
Alcuni sì, ma non tutti, i vostri compagni non lo sono per esempio.
Maestra, ma io potrei diventare cattivo un giorno?
SBRAM!
Forse sì, dipenderà da te scegliere se vuoi essere buono o cattivo, se vorrai aiutare o meno le tue compagne.
L’ultima domanda è stata tosta. Lui mi ha guardata spaventato, lui che mi aveva portato la mimosa, lui che aveva definito le donne più importanti perché fanno figli, lui che ora era attraversato dall’angoscia della responsabilità.
Ma queste sono cose che voi sapete già.
Anche quando riuscite a inviare meme del cazzo sulle donne o far battute del calibro “8 marzo tutto l’anno l’avete già detto?” anche durante la festa della donna.
Voi avete già deciso se esser buoni o cattivi.
Vero?
Buon 8 marzo a chi se la sa godere.
Buon 8 marzo tutto l’anno.

Maestra, ma la polizia è cattiva?
No… ma fa ciò che gli viene ordinato di fare.
Cosa avrei dato per vedere la tua faccia mentre pronunciavi questo.
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Che fatica la vita…
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