Tieniti le mie parole, tienimi i capelli

Com’è passare da un intero album degli Afterhours del 1997…

Mentre ti rubo energia
poi tu ti rubi la mia


Lasciami leccare l’adrenalina

Bacia il colpevole se dice la verità

Poi ti entro in fondo dentro, lo sai
soltanto per capire chi sei


… a un album de Lo Stato Sociale? Uno qualsiasi, meglio se del 2017

Spero che mentre sei con lei
ti venga in mente il mio nome
e un problema di…
(semicit.)

Non ci sarà mai il tempo di fare quello che ci va
mandiamo tutta la nostra poesia a puttane

Ti cerco nei giorni migliori
ti cerco nei sorrisi degli altri
che non sorridono mai come te


Be’, questa è la storia di Anna che 2 anni fa si è ficcata in una relazione sbagliata.



Perché possiamo usare mille etichette, ma telefonate da 12 ore fino alle 6 o alle 9 del mattino, il volersi tanto bene, quel capirsi e comprendersi, la certezza della cura reciproca delle proprie confidenze, lo sguardo che scatena scintille di alchimie innovative, la paura di perdersi… be’, credo siano ingredienti della pozione chiamata relazione.
Perversa, impossibile, malata, ma comunque relazione. A tratti meravigliosa.
Ma questa è un’altra storia.
Torniamo ad Anna.
Anna ha un problema poco conosciuto, probabilmente tra qualche anno sarà noto e lo Stato ci investirà in corsi di formazione e attività di supporto; be’, Anna possiede un’empatia disumana. Disumana nel senso di affatto comune, che non ha ereditato né da sua madre né, tantomeno, da suo padre.
Si potrebbe immaginare che sia una gran bella qualità quel “sentire” o “capire” ben al di là della maggior parte delle persone, un super potere… e invece no, è una mancanza di filtri. E non è una bella roba. No.
È un malessere.
C’è e basta.

Ma immaginiamo che Anna metta in connessione quest’empatia simbiotica con qualcuno che è immerso nella sua stessa merda, allora Anna annasperà in quella merda e là, dove chiunque (chiunque) sarebbe fuggito a gambe levate in nome della propria autoconservazione, ecco che, invece, Anna tende la mano, il cuore, lo spirito e il suo sentire. E sente le qualità e meraviglie dell’altro, le stesse che egli si nega con la stessa intensità con la quale a lei nega anche un solo abbraccio post coito.
Anna si sente una scema. E uno scarto.
Ma non lo è. La sua empatia è pari alla sua forza e le permette di rimanere là dove dovrebbe solo scappare… il che non la giustifica, ma non è un difetto. Restare non è un difetto.
Sentire non è un difetto.
Passa il tempo, a volte i due si perdono, si allontanano, Anna piange mille lacrime e si chiede se anche lui ne soffra, eppure… eppure non è colpa di lui il sapersi isolare serenamente in silenzio stampa per mesi (eoni per Anna), la “colpa”, se una colpa deve esserci, è quello scarto tra i loro differenti modi di sentire.

Anna sa dire solo “mi dispiace”.
E dove l’altro piazza due sgradevolissimi smile lei invece si strugge.
Anna forse è una PAS, e il suo sistema nervoso funziona diversamente, si logora diversamente. Un po’ come una magia, una mal-magia, alla Salvatores…

Non è facile Anna, non è facile per nessuno, lei è “troppo”. Questo lo ha sempre saputo.
Ma non è sbagliata. E questo, invece, lo inizia a comprendere solo ora, alla soglia dei 42 anni.
Lei è solo diversa in un modo un po’ insolito, come lo è circa il 20% dell’umanità.
Per cui Anna si sentirà spesso sola o lontana o bisognosa di silenzio ma, nel frattempo, Anna farà cose.
Un’infinità di cose come le stelle nell’universo.

Sì, Anna è troppo. Ma non è sbagliata.
Rimane giorno e notte a riflettere su un muretto, a cercare risposte a certe domande che forse era meglio non farsi mai…

In fondo, lo sanno tutti che loro due non erano abbastanza.
E, forse, un giorno, anche Anna accetterà che loro due non erano nulla di speciale… ma è ancora presto.


Siamo una storia che non si può dire.
Non abbiamo niente di speciale,
non fosse che io ho paura di crescere
e tu quella di nuotare.
E sai dirmi che mi ami ma solo finché
non si esce dall’ascensore.
Eppure lo senti anche tu
che abbiamo fatto
lo stesso errore.

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