E vaffanculo

18 maggio. 23:44.
Non mi era ancora mai capitato ma… vorrei tornare indietro nel tempo.
Non troppo, abbandono volentieri l’adolescenza e tutto ciò che ne è conseguito, nonostante sia stato denso e molta gente di mia conoscenza senta forte nostalgia di quei tempi, ma io no… slitto avanti. 2007.
Ho appena lasciato il mio ex storico, il più storico di tutti, nonché il mio migliore amico. È un gran casino e i Pixies non mi danno tregua. Ma a quel punto puoi fare solo due cose: o chiuderti in camera ed estenuarti o uscire. Io mi ero già estenuata abbastanza, così sono uscita.
E non ho mai capito esattamente come pareva che un’intera città fosse là ad accogliermi: ogni sera un gruppo diverso, un’esperienza nuova, io fuori luogo in ogni contesto… con gonna coloratissima in mezzo ai metallari, in total black e cintura di cuoio tra i regghettoni. E poi c’erano i punkabbestia che tanto non si facevano domande.
Non mi interessava darmi un’etichetta. Stavo bene. Bene e basta.
Gente che andava e veniva, all’improvviso la mia piccola città eterna era un crocevia di vite interessanti e straniere.
E non mi sentivo bella… invece lo ero eccome. Avrei potuto intuirlo dai vari corteggiamenti che mi lievitavano intorno, ma la testa non funzionava, era altrove. Forse già a Milano.
Era quella la mia ultima estate in Sicilia. La mia ultima sera con quella me appena scoperta.

Stasera, per quanto io ami Milano, i miei amici, i mondi che ho incrociato negli ultimi 15 anni al nord… be’, vivo un po’ di nostalgia, vorrei tornare a quell’agosto del 2007, alle serate pacco e a quelle spaziali, al risveglio in villette sconosciute e a situazioni imbarazzanti, una tenda qui e un rave là… tipo la tizia che ti ferma per strada dicendoti: “Sei così bona che ti scoperei” (…). O a quell’altra che vorresti salvare da una rissa e ti dice: “Non toccarmi o ti ammazzo!” (…).
A oggi, entrambe, due care amiche. Che mi mancano moltissimo stasera.
Come mi manca chi poteva abbracciarti tutta la notte mentre si parlava di Kurt o di Poe e dei miei primissimi esperimenti illustrativi. Senza timori, senza limitazioni. Abbracciati senza indugi, senza le paturnie adulte.
Forse vorrei tornare là perché era tutto noto, forse per una volta ho paura del futuro, di quello prossimo, quello a scadenza, uno-due mesi che faranno la differenza. Forse, per una volta, vorrei una copertina che sa di Sicilia.
E, no, non mi era mai capitato. Forse mi manca un po’ di certezza. Sicurezza.
Non so, era tutto… facile. Ognuno di noi usciva ogni notte dopo le 23 senza sapere con chi avrebbe tirato le 5 del mattino, ognuno aveva un’auto con la quale girava a zonzo per la città al buio e con lo stereo a tutto volume, finché non ci si incrociava al porto, la città si conosceva a menadito e ogni luogo, ogni angolo, ogni cantuccio aveva nome, cognome e ricordo associato. Era facile. Cioè, non semplice, ma certo più facile di ora.

Sarà che sto invecchiando davvero?
Riflettere. Malinconia.

Coriandoli a Natale. O a maggio.
Che fa un punk quando è triste? Beve?
Non diciamo sciocchezze, quello lo fa tutti i giorni.
Chiama la mamma? Fa molto Banksy.

Vabbe’, è il mio compleanno.
Tanti auguri.
E vaffanculo.

5 pensieri riguardo “E vaffanculo

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