In mezzo a tutto questo gran parlare di ecologia, mi chiedo: è giusto soffocare una piantina?
Certo, una piantina è solo un’inutile piantina, come formichina tra le altre, uno stelo, una gramigna.
Non scriveranno saggi su di lei, non intitoleranno piazze al suo nome, non la ricorderanno durante l’ora di storia a scuola.
Ma dentro questa pelle, dietro lo sterno, sotto il cuoio capelluto e al di qua dei miei occhi c’è un germoglio.
C’è sempre a ogni inizio: hobby, amicizia, sesso, lavoro, studio, sperimentazione, volontariato, passione, conoscenza… sono piccoli germogli e mi chiedo se sia giusto privarli dell’ossigeno, lasciandoli appassire. Non si fa. Greta non vorrebbe.
Eppure.
Eppure mi chiedo se quelle 16 buste di semi che piacciono tanto alle api devo ancora tenerle all’ingresso o se non sia meglio disfarmene, in fondo sono 16, manco un numero dispari. E qui l’ossigeno sta scarseggiando da un po’.
Che disdetta. Mai fidarsi dei numeri pari. Mai.
Dicono che chi non si nasconde non nasconde, che chi non si ferisce non ferisce, dicono tante cose ma se tutti dicessimo la verità probabilmente il mondo andrebbe a scatafascio prima del 25 settembre. Scatafascio, che parola appropriata.
Scata-fascio. Appunto.
La verità è che dovremmo venire a questo mondo con dei buoni, consegnati su libretto bloccato all’uscita della vagina materna, da utilizzare entro i 30 anni. Pena l’isolamento sociale in quanto soggetti pericolosi.
E tra i buoni ci sarebbe sicuramente un pacchetto sedute di psicoterapia, un coupon sesso a tre, un viaggio da soli all’estero, un’adozione (anche di una tartaruga), due grandi amori (minimo), una convivenza con coinquilini, un manciata di delusioni ma anche un’altrettanto considerevole quantità di esperienze per rafforzare l’autostima. Non sarebbe male.
L’elenco è migliorabile. Forse dovrei presentare la proposta al prossimo partito vincente.
Mi ci vedo.
Cara Giorgia, madre-donna-cristina,
io non sono madre e tantomeno cristiana, ma sono donna e docente, amo all’inverosimile tutti i miei studenti, sia quelli di 8 anni sia quelli di 99 anni, per cui spero di poterti parlare a tu per tu. Avrei un pacchetto di offerte da consegnare alla nascita dei nuovi venuti al mondo. E poi vorrei farti una domanda: sei felice?
Sì, sei felice? Hai trovato l’Amore? Quello alla giusta distanza. Perché, vedi, per me l’Amore dovrebbe rimanere sempre un po’ slegato, non del tutto, ma abbastanza: hai presente l’idillio utopico di due case affiancate ma autonome? Ecco. Voglio la mia autonomia, voglio starmene da sola nella vasca da bagno con nessuno in casa eccetto i miei gatti, ma vorrei che la persona amata stesse a un muro di distanza da me. Tu come te la vivi? Sei una slegata anche tu? Com’eri da bambina?
Giocavi con tutti o ti chiedevi già che caspita ci stessi a fare in questo posto? A questo mondo. Io me lo chiedevo, sai?
Secondo te, Giorgia, è solo una questione di tempi? Che ne pensi tu dei tempi? Sai, i tempi giusti.
Certo che lo sai…
Tempi.
Ogni cosa ha un senso e un tempo.
Tipo la mia lavatrice, c’è scritto che lei lava lana, a mano e delicati, poi però continua con altri 9 programmi almeno, tutti con tempi differenti… e io non so mai quale scegliere. Fossi madre-donna-cristiana dici che me la caverei meglio?
È pure smart touch, ma io per un soffio non sono manco una millennials e non rientro tra i boomer, per qualcuno appartengo alla gen X, pensa che merda… sono una X. Quelli della crisi. Figurati se mi metto a smadonnare per creare un rapporto di reciproci sensi amorosi tra il mio cellulare e la mia lavatrice. Già mi snervano le mille chat su WhatsApp! Tempi…
Però altri tempi li conosco bene: il tempo delle mele, il tempo della solitudine, quello del desiderio, della voglia di essere in due. Tempi.
Eppure ogni tempo funziona solo se di passaggio, è surreale ma l’altra metà non è mai lui, o quello, o l’altro, siamo ricolmi di “sarebbe potuta andare bene” ma così non è stato. Tempi?
Allora, forse, la triste storia è che non esiste l’altra metà della mela. E scordiamoci proprio il tempo delle mele! Piuttosto esistono tante metà, tutte compatibili, in percentuali differenti. Tutte perfette, comode o opportune, a tempo d’uopo.
S’intende.
A meno che… a meno che non capiti di incontrare la metà più metà di tutte, quella nei cui occhi ti specchi e ti ci perdi a parlare, che ha gli stessi modi che sono proprio i tuoi modi se solo avessi mai potuto esprimerli senza timori e di cui ti eri scordata, quella metà che ti riconduce bambina in mezzo a tanti bambini insignificanti tranne uno… quello cui prestasti il temperino arrossendo come una mela. Una mezza mela. Rossa. In prima elementare.
Poi ti bocciarono, ma questa è un’altra storia.
Ma a quel punto devi solo sperare con tutte le tue forze che pure quella metà sia nel suo tempo migliore, quello in cui ti sta cercando e ti ha trovata. Un tempo compatibile. Allora, forse, quella sì sarà la tua unica e sola mezza mela, magari un po’ smangiata, bacata, ammaccatina, ma la TUA mela. Domani un mio bimbo sarà assente da scuola, la madre ha scritto sul quaderno che si sposa il nonno… il nonno. Tempi 🙂
Però, più solertemente, capita che ci si scivoli via addosso. Transitoriamente. Tempi.
Anche se, per quanto momentanei, ci sono stati proprio bei tempi…
Come il tempo in cui hai preso un treno per andare da lui, in cui ti ha baciata quel cantante, in cui abbracci Oliver e Margherita (le tue papere universitarie), in cui vivi Roma al primo anno di università, o torni in auto con le tue amiche dalla campagna della Nonna ( ❤ ), come il tempo dei colleghi di filosofia, di quell’attico palerminato in cui hai convissuto, quello del tuo migliore amico che poi diventò la tua storia più importante, il tempo in cui ti sentivi brutta (lo hai sempre pensato) e invece eri una gran figa suvvia e, più di tutti, i tempi che hai condiviso con la tua amica Cristina e che è onnipresente nel tuo collage della felicità. Che tempi!

E questo è il tempo di dire sì o di dire no.
Giorgia, tu sei felice? Sì o no?
Se sì, in teoria, non mi soffocherai mai i miei germogli, vero?
In teoria. Tempi.
—
N.B.
Questo blog dovrebbe aver chiuso, ma ho scordato di non rinnovare l’abbonamento al sito, per cui fino al 6 settembre 2023 sarò in zona. Mi spiace per voi. Mi spiace anche un po’ per me.
Tu non lo sai la fortuna che abbiamo. Io credo alle sliding-doors.
Per esempio tu, che sei poco più giovane di Giorgia. Avrebbe potuto toccare a te.
Avresti potuto avere tu uno shock sociale come il suo, ritrovarti in cattive compagnie, e adesso magari saresti lì a sbraitare e a sventolare labari e crocifissi.
(Male, molto male, abbandonare il blog. Speriamo che lui non abbandoni te)
"Mi piace"Piace a 1 persona