Votare dovrebbe essere bello come Amare: io ti amo e ti sostengo, affinché tu possa dire la tua stronzata, perché è la stessa cosa in cui credo io, perché mi fido di ciò che sento e che dici, perché la tua stronzata, per me, è la più bella mai udita.
Andare alle urne dovrebbe essere come vivere un primo appuntamento mozzafiato: mi vesto nel modo a me più congeniale, uso il profumo cui più tengo, sfoggio il mio miglior sorriso. Dovrebbe essere tutto bellissimo.
Sarebbe così elementare, così vitale… e invece sono qui, ancora una volta a distruggermi tra mille punti interrogativi, come Fantozzi davanti ai comizi politi. Come se il mio voto fosse significativo… lo è? O sono la solita formichina da nulla? Direi formichina. Ma ricordiamocelo che anche le formichine, nel loro piccolo, si incazzano.
E sì che io li ho letti i programmi elettorali. Ma non bastano.
Non c’è Amore in un comunicato.
So che oggi non sono l’unica a crucciarsi, so che ieri metà italiani sono andati a dormire abbracciati alla fatidica domanda: “Ma chi cazzo voto?”.
Perché sarebbe anche facile votare un programma elettorale, il problema è la mancanza di fiducia in chi quei programmi li proclama. Non mi è mai capitato come in questi giorni di sentirmi dire: “Perché non fondiamo il nostro partito?”.
Già.
Perché?
La risposta facile è perché sarebbe uno tra gli altri troppi.
La domanda difficile è: “Io sarei in grado di essere coerente, determinata, onesta?”.
Già. Bella domanda.
Io non sono ricca, non ho partita iva, non ho mai sfruttato una raccomandazione. Ma se avessi potuto o voluto, sarei di sinistra? O sarei una umana tra gli altri? Una che pensa solo a se stessa? Non posso rispondere.
Tendenzialmente direi di no, ché a me interessa più un benessere collettivo che personale, ma davvero non posso dire se con un pingue conto in banca me ne fotterei di tutti voi. Direi di no… ma non lo so. Non posso saperlo. Non so che succede quando si è ricchi. O quando si è stronzi. Ho tanti difetti, ma stronza non lo sono per nulla, ormai ho l’età in cui prendo consapevolezza anche dei miei pochi pregi.
E non so se ho votato bene.
Mi ero data delle certezze, mi ero immaginata un partito che ha a cuore l’ecologia (io morirò tra un po’, non sono nessuno, perché non appoggiare una reificazione della specie? A dirla tutta non ho prole e potrei sbattermene della vita futura dei bambini di oggi ma… io gli voglio bene), eppure stasera sono conficcata da dubbi esistenziali.
E se avessi votato più a sinistra? E se avessi sputato sulla scheda elettorale?
E se avessi iniziato a urlare che tanto fa tutto schifo?
Sarebbe stato davvero liberatorio.
Ma non avevo le energie per farlo, mi sono ammalata il giorno del voto, mi sono trascinata senza fiato prima in farmacia e dopo al seggio, ho sudato freddo e sto ancora una schifezza. Però ho votato. Senza gioia.
Manca l’Amore in politica.
Manca l’Amore o anche solo il sesso ben vissuto dentro le urne elettorali.
Manca l’affetto e la fiducia di una relazione politica a lungo termine.
Manca anche il semplice brivido fugace del colpo di fulmine partitico.
Manca tutto.
Solo una cosa si può fare, al di là del voto: pretendere. Scrivere. Chiedere. Importunare. Interagire. Osare.
Da domani. Fatemela ‘sta promessa, da domani romperemo il cazzo a tutti i politici. Su tutto.
È facile trovare un canale di dialogo nel 2022.
Abbiamo internet.
È l’unica possibilità, è la nostra sola via d’uscita per non essere inetti codardi, per non lasciare soli i più giovani, per dire che noi le proteste le abbiamo fatte cazzo, per evitare l’ennesimo muro generazionale che non porta mai a un beneamato nulla.
Quindi votate, Madonna santa. Mancano ancora 3 ore alla chiusura dei seggi.
È un atto d’Amore.
A volte ci si innamora, foss’anche un colpo di fulmine, una cometa, un errore.
Credeteci.
Provateci.
Siateci.
E da domani arrabbiamoci.

Ti do un bacio sulla fronte, sperando di farmi contagiare dalla tua propositività per la prossima volta. Non questa.
Io questa voglio il Titanic. Altrimenti non ce li leviamo più dal cazzo.
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