Resistenza. Partecipazione. Libertà.
Le parole più cercate su Google oggi. Domani ce le scorderemo e torneremo a seguire Mario Giordano che ospita Feltri e Salvini che prega con la Meloni.
A me fanno tutti schifo.
Non solo oggi.
Ma io sono una meridionale inferiore, una testa calda e poco diplomatica 39enne.
Non so seguire le regole piramidali, non ho rispetto per i boss.
Solite storie.
E poi faccio politica in classe.
Oh. Mon Dieu.
Qualcuno dovrà pur denunciarmi per questo!
Io. Sono. Pericolosa.
Io… io faccio un sacco di politica in classe! Cito Aristotele, i Ramones, i proverbi popolari… racconto storie di oppressori, parlo di stranieri e zingari, di indios e campi di concentramento… parlo di carcerati e di storie d’amore, di confini e di meravigliosa immensità io… io… io credo di essere l’anticristo.
Oggi è sabato e vorrei trovarmi in classe con i miei bambini, a parlare di cosa è il 25 aprile, a spiegare come ogni libertà rischi di svelarsi gabbia dorata, sottomissione a chi ci ha liberato e impianta le proprie aziende di morte nei nostri giardini, vorrei spiegare anche che i giardini non esistono, vorrei spiegare che la libertà è un diritto e non un regalo del quale esser grati. Vorrei tante cose… ci provo a distanza, mi sforzo il quintuplo per ottenere un decimo di quanto avrei potuto fare in aula.
Vedi Matteo? Ci voleva un virus per farmi fare meno politica.
Non per questo comincerò a pregare.
Maestre in quarantena, maestre che a inizio anno si scornavano per un crocefisso in classe e ora sono quasi amiche, maestre che si commuovono difronte a una foto, un messaggio, un vocale, un video, una schermata.
Maestre che a ogni passo avanti ne compiono 18 indietro e rischiano richiami formali.
Maestre stanche.
Ma oggi è il 25 aprile.
La mia libertà sarà rimanere sul divano, pescare un libro acquistato anni fa e mai sfogliato. Leggere per 48 ore.
Oggi non lavoro, oggi non mi vesto…
E prima di iniziare a leggere mi prendo ancora un attimo per sperare.
Sperare che i miei bimbi non abbiano scordato tutti i nostri lunedì d’empatia.
Quel programma in cui ho creduto profondamente… anche quando mi dissero: “Maestra, perché i nazisti prendevano i bambini ebrei?! Non potevano usare per gli esperimenti i bambini zingari?” e lì a ricominciare tutto da capo, con pazienza e senza manco farmi il segno della croce, cercar sinonimi ed esempi, inscenare teatri e creare paragoni visivi, per scoprire infine che a loro è tutto chiaro. Cristallino.
Sono solo le chiacchiere dei grandi a far rumore.
Ma domani sarà migliore, domani torneremo a scuola.
Caro Salvini, arrestami per tempo!
Sarà la fede dell’avvenir.
Ciao tesorobello, ogni tanto penso che le uniche domande alle quali valga la pena rispondere siano quelle dei bambini ma rispondendo “come” se fossimo bambini. Un lusso che purtroppo qualcuno ci fa pesare come se fosse uno sbaglio. Ma chebti debo dire… io adoro sbagliare…
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❤ che poi le domande dei bambini sono anche le più "pericolose" in quanto dirette. Pensa se finalmente riprendessimo in età adulta a far domande dirette, a chiunque… dal capo al partner… sai che ridere?! 😀
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