La domenica infinita delle domeniche più terribili.
Alle 19 temevo non sarebbe mai giunta l’ora di dormire.
Eppure.
Sono sveglia dalle 6.30, 4 ore di sonno, occhiaie da panda e 2 ore a riflettere nel letto, il silenzio invadente e le lenzuola piene di immagini di un futuro mai stato. E poi.
E poi la doccia.
E poi la lavatrice.
E poi l’aspirapolvere.
E poi la cena abbandonata e riplocamata pranzo.
E poi.
E poi le amiche.
– “Ci vediamo?”
– “No, non mi serve.”
– “Ok, arriviamo.”
Le amiche.
I parchetti.
7 pringles e 2 biscottini + una bottiglia d’acqua frizzante, su un plaid per coccolare una panchina al gelo.
E poi non basta ancora.
Le 18.
Un vocale, 30 minuti.
Una chat: “Ok, parliamone”.
E poi ti chiama un amico per sfogarsi ma…
– “Che hai? Dormivi?”
– “No.”
– “Stai male?”
– “No.”
– “Perché ‘sta voce?”
– “Niente.”
– “Ok. Raccontami.”
E poi una telefonata.
– “No perché non vorrei esser offensiva…”
– “Sii offensiva!”
– “Ma non vorrei esser l’amica della sposa…”
– “Sii la mia amica!”
– “E allora sai che ti dico? Che lui…”
Bom.
Sono le 21.40.
Fortuna.
Io sono Fortunata.
“Forse hai solo reciso oggi qualcosa che ancora ti trascinavi dentro.”
“Farà male e avrai mille ripensamenti emotivi, ciò che conta è avere un progetto!”
“Mi ero molto preoccupato per te.”
E niente.
È così che non posso morire.
Questa stanza era quella della vergogna. Mai riordinata. Mai rincuorata.
Questa stanza è un pezzo d’anima.
C’è un divano montato con 2 amiche sbronze.
Una credenza che amici hanno spostato da una stanza all’altra regalandosi 3 ernie. Cadauno.
Un tiragraffi per Siberia lasciatomi sul tappetino d’ingresso.
Delle lucine procurate da un’amica.
Un ricarica lucine regalatomi dalla stessa amica.
Un pavimento che ho messo giù io, da sola.
Pareti bianche che mi hanno distrutto ogni muscolo.
Due porta action figures che potranno portare origami.
Un albero di Natale che protegge tanti regalini nonostante l’anno del covid.
Una gatta che mi sorride scrupolosa.
Una casetta di cartone.
Tante emozioni.
Un film.
Mezzanotte e 17.
E domani è lunedì.
E niente.
È così che non posso morire.
E ora andiamo a nanna.
Domani è lunedì.